Descrizione
ARTICOLO TRATTO DAL PERIODICO in piazza - Marzo 2023
di Renzo Toffoli
Alla fine dell’Ottocento, a Salgareda si presentava un’esigenza importante: la costruzione di un nuovo municipio più capiente. A quel tempo il centro del paese sorgeva ai piedi dell’argine del Piave, dove ora si trova il borgo Chiesavecchia. In quel sito, oltre alla chiesa, era ubicato anche il municipio in una serie di edifici che si potevano definire “di fortuna”. Quando nel 1866 il Veneto passò all’Italia, nei piccoli paesi non c’era più la deputazione di tre persone a governare il Comune, ma una ventina tra sindaco, assessori e consiglieri. Per poter accogliere gli uffici comunali, la nuova Amministrazione acquistò dal benestante Pietro Orrasch una serie di appartamenti adiacenti. Dopo una fusione degli stessi, si ricavarono tredici piccole stanze nelle quali, oltre ai precitati uffici, trovarono posto anche le tre classi elementari (la prima e la seconda erano riunite in una pluriclasse) e le abitazioni dei due insegnanti. Si trattava di una soluzione precaria e improvvisata nella quale gli impiegati comunali e gli insegnanti lamentavano non pochi i disagi. Nel 1899 il sindaco del paese era il cav. Castellani; costui da qualche anno aveva in animo di costruire un nuovo municipio che potesse, dignitosamente, risolvere quella situazione disagiata che si trascinava da una trentina d’anni. Si trattava di una decisione importante che, come spesso succede, creava divisioni in paese. Nel nostro caso le divisioni erano ancor più accentuate perché il nuovo municipio doveva essere realizzato a Talponada, una località più centrale rispetto al territorio comunale, ma al tempo zona agricola e scarsamente abitata. Solo per fare un esempio, villa Rebecca, quella precedente all’attuale, fu costruita solamente nel 1907, quando il nuovo municipio era già costruito e funzionante. Eravamo di fronte ad un sindaco lungimirante, che comprendeva l’importanza di trasferire il municipio a Talponada, favorendo così tutta la popolazione del territorio, che doveva percorrere a piedi anche cinque chilometri, per raggiungere il vecchio centro lungo il Piave. La costruzione della nuova sede comunale avrebbe comportato anche un nuovo assetto urbanistico, con nuove case e, inevitabilmente, il nuovo centro del paese si sarebbe spostato in quella zona. Se non ci fosse stata la Grande Guerra, che rase al suolo il vecchio centro, oggi il paese sarebbe strutturato su due fulcri: quello politico a Talponada con il nuovo municipio e quello religioso con la chiesa lungo il Piave a Salgareda. Sabato 28 gennaio 1899, con un unico punto all’ordine del giorno, fu convocato il consiglio comunale per discutere e deliberare la costruzione del nuovo municipio. L’opposizione, capeggiata dal parroco don Antonio Vedovi, assieme alla parte di popolazione che abitava nei pressi del vecchio centro di Salgareda, era energicamente contraria a tale decisione. Infatti, costoro per recarsi nel nuovo Municipio avrebbero dovuto percorrere circa un chilometro e mezzo e non si curavano affatto se tutti gli altri abitanti del territorio sarebbero stati meno disagiati per raggiungere la nuova sede comunale. La lungimiranza di un amministratore pubblico si giudica dalle decisioni importanti che sono identificabili nella bontà o meno delle sue scelte urbanistiche, destinate a durare nel tempo, anche se nel momento in cui vengono assunte possono scontentare qualcuno. Dopo centovent’anni dobbiamo rilevare che il sindaco Castellani aveva ragione e il parroco Vedovi aveva torto. A testimonianza di queste polemiche riteniamo interessante riportare qualche breve articolo comparso sull’Adriatico, quotidiano del tempo, che dà il senso della lotta politica a Salgareda. Sabato 24 giugno 1899, leggiamo: “Domenica avremo le elezioni amministrative. Il partito liberale si presenta con cinque [nuovi] candidati nei signori: Dalla Costa Ermenegildo, Perocco nob. Eugenio, Ghirardi Antonio, Lorenzonetto Giovanni e Rebecca Domenico. La lotta si farà quindi vivacissima perché il parroco intransigente combatte accanitamente contro i liberali che ora sono al potere. Crediamo però che gli sforzi di questo sacerdote saranno frustrati da una imponente votazione sulla lista liberale e di ciò nutriamo fiducia oltre che per il fatto che non uno dei nostri si asterrà dal compiere il suo dovere, anche perché molti degli amici nostri momentaneamente assenti, verranno in paese per esercitare il diritto elettorale. Il nostro paese, che ha tradizioni liberali, dimostrerà domenica che non vuole imposizioni dal prete.” Con una velocità sorprendente per l’epoca, il giorno dopo, lunedì 26 giugno, il giornale uscì già con l’esito delle elezioni comunali a Salgareda: “La vittoria completa riportata dal partito liberale progressista di questo Comune nella lotta di oggi contro il partito clericale capitanato da questo rev. Parroco, dimostrò ancora una volta che il paese non si lascia dominare dai reazionari ed ambiziosi; ma che vota compatto per le persone intelligenti e coscienziose. Speriamo che la lezione di oggi ammaestri il sacerdote, che altre cure lo attendono. […]”
E don Antonio Vedovi, riavutosi dalla batosta, dopo una settimana così rispondeva nello stesso giornale: “[…] In questo Comune, dei più quieti della Provincia di Treviso, ebbero luogo domenica passata le elezioni: mai come in questa volta fu chiaro il campo della lotta: da una parte chi vuole un grandioso edificio municipale, dall’altra chi desidera una amministrazione più umile, corrispondente alle risorse del paese e ai desideri della vera possidenza non rappresentata in consiglio […] Il partito liberale di Salgareda appartiene ad una specie di liberalismo che non saprei qualificare, perché tutti sono di Chiesa e salutano il prete e si vantano che entri nelle loro case”.
Così, con questa nuova maggioranza, il 22 agosto 1901, il sindaco Castellani deliberò l’acquisto di un congruo appezzamento di terreno a Talponada sul quale costruire il nuovo municipio. Il 23 maggio 1902 venne stipulato il contratto di costruzione con l’impresa edile di Giuseppe Susana che ultimò l’edificio nel 1904. Don Antonio Vedovi, invece, non fece a tempo di vedere ultimata l’opera che tanto aveva avversato: nel febbraio del 1903, a soli 57 anni, il Creatore lo chiamò a sé. La Grande Guerra, che distrusse totalmente la vicina villa Rebecca, provocò solo qualche lesione al nuovo municipio che fu riparato e rimesso in funzione.
Almeno un paio di riflessioni sono possibili da queste diatribe; la prima: che i giornali di allora, esattamente come quelli di oggi, appoggiando o contrastando un’ideologia o un partito piuttosto che un altro, hanno sempre cercato di influenzare l’opinione pubblica; ma a quel tempo tale comportamento era sfacciatamente manifesto, mentre ora lo fanno in forma più velata, ma non per questo meno influente. Il secondo riguarda il comportamento del parroco. La missione dei preti dovrebbe essere unicamente rivolta al bene spirituale delle anime a loro affidate; purtroppo, qua e là nel corso della storia, grazie al rapporto diretto e quotidiano con i fedeli, il clero ha spesso avuto la tentazione di sostituirsi alla politica o di condizionarla. Come recita l’Ecclesiaste: Nihil sub sole novum! È l’eterna tentazione di controllare sia “il trono” sia “l’altare”.
Renzo Toffoli
Foto n. 1 La mappa del Catasto austriaco del 1841 che riporta i mappali del vecchio centro di Salgareda. Cerchiati con l’ellisse in rosso, gli edifici adibiti a municipio dopo l’Unità d’Italia.
Foto n. 2: Il vecchio municipio di Salgareda, sul lato sinistro della foto tra i due indicatori rossi, costituito da un insieme di edifici compositi, come si presentava sul finire dell’800.
Foto n. 3: Il nuovo municipio di Salgareda da poco costruito. Rispetto a come si presenta oggi, notiamo l’assenza del poggiolo alla bifora centrale: verrà realizzato solo nei primi anni Quaranta per dar modo al Podestà di tenere i discorsi alla popolazione “dal balcone”, traendo esempio e scimmiottando quelli di Mussolini a Palazzo Venezia a Roma.
Foto n. 4: Il cav. Castellani, sindaco di Salgareda tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
Foto n. 5: Il parroco di Salgareda, don Antonio Vedovi che contrastò strenuamente la scelta del sindaco Castellani di costruire il nuovo municipio a Talponada.